CESARE BRIANI
ANNA: STORIE, FATTI E MISFATTI
TERZO VOLUME – UN VECCHIO TANDEM BLU
PROLOGO
Chi è Antonio? Riconosco di aver terminato piuttosto bruscamente il secondo racconto[1], è opportuno che ora lo riprenda per chiarire alcuni aspetti che sono rimasti in sospeso. Mi auguro senza la leggera balbuzie che mi affligge quando sono particolarmente nervosa o sorpresa da avvenimenti inaspettati.
Dopo la conclusione delle turbolente vicende legate all’acquisizione dell’azienda, come già dissi l’abbiamo trasformata in una cooperativa tra i dipendenti, chiamata Feronia, ed io, Anna De Gritti, ne sono la Presidentessa.
……………….. (PARTE CANCELLATA PER EVITARE AL LETTORE DI PERDERE LA SUSPENCE)
…… Ma veniamo a noi, vi sono due persone cui tengo molto, la prima riguarda la mia più cara amica, la seconda una mia lontana parente scomparsa di recente. Entrambe, direttamente o indirettamente, hanno avuto a che fare con eventi svoltosi durante la seconda guerra mondiale che ne hanno condizionato la vita.
Paola è la mia amica più intima, sin dai tempi dell’università, ma abitando ora in città diverse, lei in una cittadina della provincia veneta ed io a Bologna, purtroppo ormai ci vediamo raramente ma ci teniamo in contatto telefonandoci spesso. E’ una ex compagna d’università, abbiamo studiato assieme per quasi tutti gli esami. Si è sposata ed ha un figlio. Ultimamente la sento moto tesa, ci dev’essere qualche problema con il marito. Ha detto che appena ne avrà il tempo mi chiamerà, come al solito mi terrà al telefono per delle mezzore raccontandomi per filo e per segno tutto quello che le è capitato, ma è così buona e simpatica che l’ascolto sempre volentieri.
Un posto speciale nel mio cuore è riservato a Iris, la misteriosa parente per parte di mia madre, con cui sentivo notevole affinità. L’ho conosciuta solo qualche anno fa quando è venuta a trovarci a Venezia a casa dei miei genitori suscitando in mia madre e mio padre grande tensione, chissà poi perché. Abitava a Monaco di Baviera, aveva un importante atelier di moda, ultimamente sono andata a trovarla abbastanza spesso quando ero in Germania per lavoro, facevamo lunghe passeggiate in cui le confidavo tutti i miei pensieri e speranze, mentre invece l’avvertivo molto reticente quando doveva parlare del proprio passato. Quando è scomparsa ha lasciato tutti i propri beni ad una Fondazione che aiuta le donne e i bambini rifugiati, mi ha detto che voleva far qualcosa per aiutarli in quanto capiva bene il loro stato d’animo, ma non ha voluto aggiungere altre spiegazioni, mi ha solo detto “un giorno capirai.”
1 - PAOLA
E veniamo alle vicende della mia amica Paola ed alle sue abituali telefonate serali. Faccio una doccia bollente che mi rinfranca dalle fatiche della giornata lavorativa, sto per mettermi a letto quando squilla il telefono, è lei che mi mette a parte delle difficoltà con il marito, Claudio, da cui sta seriamente pensando di divorziare, e dell’incontro con un extracomunitario ‘vu-cumprà’ che la stimola parecchio, anche se la trattiene la ristrettezza di vedute della cittadina in cui vive e l’ostilità dei genitori, piuttosto bigotti.
E’ una bella chiacchierona, mi tiene al telefono per almeno un’ora raccontandomi ancora una volta (tende a ripetersi) tutta la sua storia con Claudio e con il vu-cumprà fascinoso che ha incontrato.
“Anna, è meglio che l’altra sera sia uscita altrimenti lo strozzavo! E’ mai possibile essere così insensibili? E pensare che quando ci siamo sposati, sei anni fa, era completamente diverso, premuroso nei miei confronti, attento al prossimo, informato sugli avvenimenti sociali e politici, giustamente preoccupato del deterioramento dell’ambiente, della crescita demografica, di quello che succede in Italia e nel mondo. Da allora è stata tutta una deriva verso l’egoismo e il disinteresse, interrotti solo momentaneamente quattro anni fa dalla nascita di Luca che per fortuna ancora oggi riesce talvolta a strapparlo dal rincretinimento sportivo in cui è precipitato.
Ormai gli unici suoi interessi, almeno quelli percepibili, sono il calcio cui dedica la domenica e alcune serate e la corsa quasi quotidiana con gli amici in preparazione di qualche maratona o garetta locale. Non l’ho più visto leggere un libro o un giornale che non fosse sportivo, le opinioni politiche e sociali che esprime sono le più grette, egoiste e meschine che si possano immaginare, ormai si vergognano di dire certe cose ad alta voce perfino nei bar di periferia! Anche quest’ultima lite è scoppiata per una sua battuta sugli emigranti “che stiano a casa propria, vengono qui a rubare e inquinare la nostra razza!” , come se non sapesse che proprio gli italiani sono spesso stati sin dall’800 emigranti, sembra che in giro per il mondo ce ne siano più di venti milioni! E molto spesso neanche degli stinchi di santo, in America si ricordano ancora di Al Capone, Lucky Luciano e tante altre belle personcine, e come se già qui non avessimo ladri italiani DOC, soprattutto in guanti bianchi!
E non si rende conto che non basta fare blocchi navali o erigere muri di filo spinato per risolvere un problema mondiale che andrà acuendosi nel prossimi anni con gli ormai inevitabili cambiamenti climatici e le tensioni politico-religiose, ci vogliono risposte integrate e complesse condivise da tutte le nazioni più importanti e che non passano di certo dal barricarsi dentro casa! E la questione della razza è una madornale stronzata, se c’è un popolo da sempre “inquinato” è proprio il nostro, sin dall’antichità visigoti, ostrogoti, unni e barbari vari, arabi, turchi, vichinghi, normanni e molti altri hanno mischiato il proprio sangue al nostro!
Anna, se poi vogliamo toccare l’argomento sesso, i nostri rari rapporti sembrano ormai quelli di qualche filmetto di seconda categoria: preliminari zero, un po’ di agitazione sopra di me, tutto finito a tempo di record. Non so se hai mai visto il gallo con la gallina, ecco, più o meno così. Sono in pratica sfoghi fisiologici, di amore non c’è più traccia.
….. PARTE CANCELLATA PER EVITARE AL LETTORE DI PERDERE LA SUSPENCE
Ed io? Anna, secondo te a 31 anni devo accontentarmi di questa routine senza slanci? Sono una bella ragazza, ho un impiego che mi gratifica anche economicamente, la casa dove abitiamo è mia – per fortuna su consiglio di mio padre abbiamo optato per la separazione dei beni - che vada al diavolo lui e le sue paturnie di maschio frustrato! Avrei dovuto dar retta a mio papà che mi sconsigliava di sposarlo: ”Paola, capisco che Claudio ti piaccia perché in effetti è un bel ragazzo, ma tra qualche anno, appena spenta l’attrazione che oggi ti annebbia, ti accorgerai che il suo livello intellettuale è modesto e in termini di cultura è ancora peggio. Tra l’altro, non credo neppure che farà una grande strada nel lavoro, speriamo che almeno tu continui a guadagnare bene. Mi raccomando, assolutamente non rinunciare alla tua carriera.” E io, come una cretina, annebbiata dalle sue notevoli performance sessuali: “Papà, non conosci bene Claudio come lo conosco io, penso invece che abbia grandi potenzialità.”
“Non credo proprio! E se un domani vorrai sciogliere questo rapporto, sai che trauma per i figli che avrete! E che figura con i nostri conoscenti! “
“Papà, abbi fiducia in me, vedrai che tutto andrà bene, e se invece avessi ragione tu il divorzio non sarebbe una tragedia, ormai ci sono più genitori separati che in coppia.”
“Si, brava, distruggiamo le famiglie e la possibilità di far crescere i figli in un ambiente adeguato, saresti la prima della nostra famiglia a divorziare, che figura!”
Eccola qua, sempre questa paura provinciale di cosa potrebbe dire la “gente”, la necessità di mostrare una facciata di perbenismo che mascheri tutte le magagne e debolezze anche a costo di rovinarsi la vita rinunciando alle proprie aspirazioni.
Anna, beata te che vivi in una grande città, avrei proprio voglia anch’io di trasferirmi in un posto dove nessuno mi conosca e dove potrei frequentare chi voglio senza nascondermi, e magari mettermi (per esagerare) con un africano o piuttosto con una ragazza (chi può mai dire?) o meglio ancora con una ragazza africana!
Però anche la vita di provincia ha i suoi pregi, meno caos e inquinamento, in un certo ambiente ci si conosce tutti, le occasioni di feste, incontri e gite con gli amici sono frequenti, ci si da una mano nei momenti di difficoltà e, non ultime, le occasioni di spettegolare con le amiche sono francamente divertenti, a patto di non essere l’oggetto della conversazione. In particolare Silvana, la mia amica, è particolarmente spassosa nei suoi racconti di vita vissuta con i “fidanzati” che ruotano molto di frequente nel suo letto, racconta di essere stata durante una vacanza in Kenya con un ragazzo di colore, nero come il carbone e assai dotato “nella penombra no lo vedea gnanche, però lo sentia, eccome!”
Anche secondo lei facevo una fesseria a sposare Claudio “belo ma sensa sostansa, te presento mi qualcun de quei giusti che go portà in leto.”
”Certo che ti esprimi in modo proprio fine!”
“Cosa devo dir? Che l’ho frequentato, che ci sono uscita, che abbiamo avuto una storia? La sostansa poi l’è quela, meio dir pan al pan e vin al vin.”
“Ma scusa, se erano così straordinari perché non te li sei tenuti?”
“Si, così me toca sorbirmeli per tutta la vita e lavarghe anca le mutande. No grasie, non se roba par mi, mi son come le sonate de Bach: toccata e fuga! E così me perdaria anca un sacco de altre belle esperiense, voria provar un brasiliano, un indiano, un giapponese e un cinese, i me manca ancora.”
Va beh, è un poco primitiva ma sicuramente generosa e simpatica, meglio lei di altre “falsine”, tutte sorrisi davanti e maldicenze dietro le spalle.
Anna - continua Paola - adesso viene il bello! La passeggiata in centro, affollato di turisti, mi ha aiutato a riprendere la calma, ho pensato: per fortuna domani è lunedì, per qualche giorno lo rivedrò solo di sera, prima o poi qualcosa succederà. Il problema vero è che, come ben sai, per natura sono impaziente, non sono capace di trascinare a lungo le situazioni che non mi soddisfano, ho sempre l’urgenza di risolverle al più presto quasi fossero questione di vita o di morte.
Mentre sono assorta nei miei pensieri passo vicino ad un vu-cumprà che non ho notato, ha steso davanti a sé un lenzuolo con diverse borse, mi fa: “Bella signora, ti interessa una borsa di Hermes, è roba fine …. quasi autentica, costa solo 50 Euro, starebbe benissimo con il vestito che hai oggi, con quelli dei giorni scorsi invece no, ma tanto non la potresti usare tutti i giorni, è troppo elegante.”
Lo guardo perplessa, è un ragazzo sui trent’anni con bei lineamenti, pelle piuttosto scura, elegante, sorriso ironico, alto e atletico. “Cosa fai, mi spii tutti i giorni?”
“Ma no, sto spesso qui e ti vedo passare la mattina e la sera sull’altro marciapiede, immagino prima e dopo il lavoro, sempre piena di pensieri, con lo sguardo rivolto a terra, non mi hai neppure mai visto malgrado abbia cercato di catturare la tua attenzione, e si che le altre donne - e anche alcuni uomini - invece mi vedono … molto bene! Si vede che non sei serena, probabilmente sei delusa dal tuo uomo e non sai prendere una decisione che ti soddisfi!”
“Perfetto, adesso abbiamo anche il vu-cumprà psicologo … telepatico!”
“Telepatico no, ma psicologo si, sono laureato in medicina ad indirizzo psichiatrico, e non c’è bisogno di telepatia per capire cosa ti gira nel cervello, ti si legge in viso!”
Lo guardo perplessa, sono così trasparente?
“E poi, non offenderti, mi hai …. incuriosito, l’andatura flessuosa, qualche curva …. abbastanza pronunciata, una certa indolenza nei movimenti, ……”
“Alt, non allargarti troppo, ho capito, la tua tattica di vendita è originale ma tutto sommato efficace, ti do 30 Euro per la borsa.”
“Non posso, costa a me 40 Euro, ma con 50 ti do anche questo borsellino di Gucci.”
“40.”
“45.”
“Va bene.”
Mi incarta borsa e borsellino: “Ciao, torna a trovarmi, tra qualche giorno ho delle bellissime scarpe, se non mi vedi chiedi di Milano, magari sono qui in giro.”
“Ma ti chiami Milano di nome proprio?”
“Si, la dominazione coloniale italiana ha lasciato in Eritrea molti ricordi, prevalentemente brutti ma anche alcuni belli, è possibile trovare persone che sono state battezzate con nomi come Venezia, Roma, Milano e …. Benito.”
“Ma scusa, non c’era lavoro per un medico al tuo paese?”
“Si, ma ho dovuto scappare in fretta dall’Eritrea per motivi politici. La mia famiglia è molto influente ma io non sono d’accordo con le idee che professano e soprattutto con quel che fanno. Comunque sto cercando lavoro in un ospedale in Italia, forse tra poco c’è qualcosa, speriamo.”
“E come mai parli così bene l’italiano?”
“L’ho studiato prima di scappare e l’ho perfezionato qui, sto ancora frequentando un corso, mi manca ancora qualche mese per padroneggiarlo in pieno.”
Ci siamo salutati con simpatia, Anna, pensa un po’ se un medico dev’essere costretto a vendere abusivamente borse per campare, in fondo questi vu-cumprà che girano per le nostre città sono assolutamente “trasparenti”, non li notiamo neppure e invece forse spesso sono persone interessanti e più istruite di noi.
Ho pensato: però, bel ragazzo e simpatico, chissà se Silvana l’ha visto, ma nel suo carnet c’è già un africano, forse questo non le interessa. E tutta quella sbrodolata sulle mie caratteristiche fisiche, alla faccia della fantasia per vendere e magari rimorchiare! Certo che pensandoci bene non ha tutti i torti, stasera voglio rivedere le foto fatte al mare quest’estate. Certo che è sexy, chissà come dev’essere far l’amore con lui, se non ci fossero pericoli di venir scoperti ci farei un pensierino.
Comunque questo incontro m’ha rilassato e fatto dimenticare per qualche minuto quell’ebete di mio marito. Ogni sera, quando torno a casa, spero che esca con gli amici o con chi preferisce, e che quando rientra non abbia velleità amatorie, non sono proprio in vena. D’altra parte, dimmi anche tu, cosa devo fare, se voglio mantenere una parvenza di famiglia non posso sbattergli la porta in faccia ogni volta che vuole fare l’amore (o meglio, “scopare” è il verbo più appropriato alla nostra situazione). Per fortuna da qualche settimana non lo facciamo, anche per un suo brutto raffreddore.
Cara Anna, tiriamo avanti, domani è un altro giorno, ma una soluzione va trovata al più presto, si vive una volta sola e quando meno te l’aspetti ti cade una tegola sulla testa e buonanotte ai suonatori!
Ci lasciamo dopo una bella oretta di ciacole in cui riesco finalmente a raccontarle qualcosa anche di me, con la promessa di vederci presto.
2 - IRIS
Il lavoro che sto facendo in ufficio il giorno successivo viene interrotto da un’email che fa seguito alla telefonata che ho ricevuto per la conferma del mio indirizzo[2]:
Notaio Carlo Bianchi
A Anna De Gritti
PREAVVISO DI RACCOMANDATA CON RICEVUTA DI RITORNO
“Gentile Dr.ssa Anna De Gritti,
desidero incontrarla assieme agli altri eredi del dr. Marco Berruti, recentemente deceduto, nel mio studio di Milano, via del Gesù, 99 il giorno 18 Giugno alle ore 11 per la lettura del testamento che contiene importanti disposizioni che La riguardano. La prego di confermarmi a stretto giro di posta elettronica la Sua presenza alla riunione.
In attesa di conoscerLa personalmente porgo distinti saluti
Dr. Carlo Bianchi – Notaio”
Marco Berruti, mai sentito nominare, forse ci sarà sotto qualche fregatura. E se invece fosse qualcosa d’importante? Che ci sia di mezzo Iris? Ne so poco sul suo conto, so solo che è nata a Dresda, poi ha abitato a Milano (e forse qui c’è qualche nesso con l’eredità), dopo la guerra si è trasferita a Monaco per lavoro.
Non ho mai visto sue fotografie anteriori ai 60 anni ma dev’esser stata una bellissima donna. Non ho neppure mai saputo di sue relazioni sentimentali, a quanto diceva s’è sempre dedicata solo al lavoro, anche se forse le ha coltivate durante i frequenti viaggi che doveva fare, chissà.
Faccio un salto in giornata, ormai da Bologna a Milano con il treno basta un’ora, forse riesco anche a fare una passeggiata in centro a vedere un po’ di negozi. Avrei proprio voglia di trovare un bel tailleur da “donna in carriera”, se non costasse troppo.
Ma si, tutto sommato ce la posso fare, non ho impegni così importanti e per natura sono molto curiosa, se non andassi non me lo perdonerei. Decido di partire e avviso la mia segretaria-assistente Claudia: “Procurami un biglietto personale per Milano per il 18 Giugno, partenza attorno alle 9, ritorno verso le 18, sposta gli appuntamenti, grazie”.
Non vedo l’ora che arrivi il 18 Giugno, muoio dalla curiosità.
3 - PAOLA
Dopo qualche giorno mi chiama di nuovo Paola, in piena agitazione, per aggiornarmi sulle ultime novità con la consueta dovizia di particolari da telecronaca sportiva. Cerco di raccontarle delle difficoltà nella mia relazione con Antonio, ma non mi ascolta, è presa dalla sua storia che non vede l’ora di condividere con me.
Anna, mi dice, qualche giorno fa appena sono arrivata in ufficio incrocio il mio capo: “Buongiorno dr. Manna”.
“Buongiorno signora Riccardi, passato un buon week-end?”
“Si, grazie.”
“Bene, si ricordi di passare da me fra mezzora, porti gli ultimi estratti conto delle banche.”
“Va bene, a dopo.” Ecco, ho pensato, speriamo che non ricominci a fare il cretino, ha moglie e due figli ma non perde l’occasione per fare delle avances molto scoperte, malgrado l’abbia messo a posto decisamente ogni volta. Tra l’altro, è anche bruttino, pelato, unticcio e presuntuoso, ha un bel coraggio se pensa di poter far colpo su una ragazza come me! Credo che abbia saputo delle mie difficoltà coniugali e pensi di poterne approfittare, ‘sto vigliacco. Purtroppo qualche volta mi sono lasciata andare a parlarne con una collega ed evidentemente le voci sono girate. Il peggio è che si rivolge a me, di fronte agli altri, in modo molto confidenziale che sembra sottintendere una qualche nostra relazione; ad esempio si siede sul bordo della mia scrivania, bisbiglia complimenti, scarabocchia su un foglio, cose del genere. Naturalmente in questi casi mi alzo e vado in bagno, in archivio o in qualche altro ufficio, ma ciò non toglie che i colleghi possano sospettare qualche rapporto extra ed infatti qualche battuta acida su presunti favoritismi l’hanno anche già fatta. Portiamo pazienza, questi fastidi sono uno scotto molto diffuso per le belle ragazze che lavorano. Basta che non esageri, altrimenti lo denuncio! Inoltre tutti lo odiano perché praticamente passa le giornate a leggere il giornale, navigare su Internet, girare inutilmente per gli uffici e malgrado ciò i superiori lo stimano perché in effetti ci fa lavorare parecchio e fornire ottimi risultati, anche con il mio contributo determinante di effettivo vice capo ufficio, anche se non formalizzato.
“Eccomi qui.”
“Ah, bene, chiuda la porta.”
“Preferisco che rimanga aperta.”
“Ehilà, non la mangio mica! Comunque, come preferisce, si accomodi. Ha portato gli estratti conto bancari?”
“Si, eccoli, sono un po’ in arretrato nella riconciliazione con la contabilità.”
“Ho rivisto i carichi di lavoro del personale dell’ufficio, con questo incremento di fatturato vedo che siete tutti sotto pressione. Ho deciso di accollarmi direttamente qualche lavoro, tra cui quello delle riconciliazioni bancarie che oggi lei svolge. In compenso così potrà dare una mano a Gloria per il recupero dei crediti, anche lì siamo in arretrato. Che ne dice?”
Assumo un’espressione preoccupata: “Va bene, ma non si stancherà troppo? E riuscirà ancora a svolgere il prezioso ruolo di coordinamento che ci fa lavorare così bene?”
Mi guarda perplesso, non capisce se sono seria o lo prendo in giro: “Non si preoccupi, ce la farò. Lasci qui gli estratti conto, finisco io il lavoro. Lei piuttosto parli con Gloria del recupero crediti. A tale proposito, dovrebbe farmi un favore. Abbiamo un cliente a Milano, la Manifatture Xavier Spa, che contesta alcune nostre forniture, ma credo siano solo espedienti per ritardare i pagamenti. Bisognerebbe andare lì con Ruffini dell’Ufficio Tecnico e vedere di arrivare ad una transazione, l’ottimale sarebbe stabilire una dilazione di qualche mese, eventualmente anche senza interessi se ci garantissero in qualche modo i pagamenti. Sono sicuro che con il suo charme li convincerà facilmente.”
“Si, di questi tempi ci vuole altro che lo charme per riscuotere i crediti, comunque va bene, mi metto d’accordo con Ruffini.”
Abbassa la voce in un bisbiglio, ‘sto porco: “Paola, lei sa bene di avere charme da vendere, io farei pazzie per lei …. “
Non lo lascio finire, lo interrompo: “La smetta e si vergogni, se mi importuna ancora ne parlo con il Direttore!”
Mi alzo e me ne vado mentre sento che bisbiglia: “No, ma io non intendevo …. ‘sta stronza …..“
Anna – prosegue Paola- hai capito che viscido schifoso?
Organizziamo con Ruffini il viaggio a Milano già per la giornata successiva, così ne approfitta per abbinarlo ad un altro incontro che ha pianificato da tempo. Mi passa a prendere sotto casa di buon mattino, il traffico è scorrevole, in un paio d’ore di chiacchiere e buona musica siamo alla Manifatture Xavier, un’importante azienda. Ci riceve la giovane Direttrice, Marta Fumagalli, una bella donna molto decisa, con cui scatta subito simpatia reciproca: ci raggiunge un suo collaboratore, discutiamo dei crediti incagliati, come auspicato da entrambe le parti concordiamo una breve rateizzazione.
“Bene – dice Marta, dopo che il suo collaboratore si è allontanato – per festeggiare l’accordo vi invito a pranzo in trattoria qui vicino, si mangia bene e in meno di un’ora ce la facciamo, che ne dite?”
“La ringrazio molto – interviene Ruffini – ma preferirei andare direttamente all’altro appuntamento che ho preso, ma Paola, vai pure tu, passo dopo a prenderti.”
“Va bene, accetto molto volentieri.” Io ed Marta c’incamminiamo verso la trattoria, mi prende a braccetto con naturalezza, iniziamo a raccontarci del lavoro, delle nostre storie, come due vecchie amiche malgrado la differenza di grado, lei direttrice di un’importante azienda, io semplice impiegata, scopriamo entrambe di avere (io) ed aver avuto (lei) problemi con i nostri partner, si offre di consigliarmi per risolvere la mia situazione coniugale qualora ce ne fosse bisogno.
Sono piena d’ammirazione, ad appena 36 anni è riuscita a fare tanta carriera. Ora è felicemente sposata con un notaio, hanno appena avuto un figlio. Mentre strada facendo chiacchieriamo animatamente, d’un tratto mi cade lo sguardo su una targa sbrecciata appesa al muro di una vecchia casa, ci fermiamo a leggere:
Il 20 APRILE 1945
qui cadde combattendo eroicamente per la libertà
il partigiano
SEBASTIANO RICCARDI
Sono perplessa: “Ma pensa, si chiamava Riccardi come me. Siamo a Maggio e non c’è neanche un fiore per ricordare il suo sacrificio, grazie anche a lui il 25 Aprile del ’45 siamo usciti da un lungo periodo di guerra e dittatura e nessuno si preoccupa di lasciare un segno di riconoscenza!”
“Si, è molto strano, di solito l’ACL, l’Associazione dei combattenti per la libertà, per il 25 Aprile di ogni anno si preoccupa di far metter i fiori alle targhe dei caduti, almeno così ho sentito dire.”
“Forse questo è un caduto considerato di seconda categoria, o forse hanno rubato i fiori, chi lo sa! Però in ogni caso non va bene, dobbiamo fare qualcosa!”
“Hai ragione, dobbiamo rimediare, se sei d’accordo compro una bella corona d’alloro e l’appendo sotto la targa, cosa ne dici?”
La guardo stupita, mi meraviglia di sentire una sintonia così immediata con una persona appena incontrata: “Sarebbe bellissimo, poi mandami una foto e naturalmente sappimi dire cosa ti devo.”
“Non se ne parla, oggi sei mia ospite, inoltre mi fa molto piacere farlo.” Il pranzo in trattoria è molto piacevole, l’ambiente vivace, il cibo semplice e saporito. Ci raccontiamo delle nostre origini, lei milanese di famiglia importante, io veneta per parte di madre ma con ascendenze lombarde di mio padre, come mi hanno raccontato i miei genitori.
“Ma scusa – dice Marta – allora forse quel partigiano potrebbe essere stato veramente tuo parente!”
“Si, effettivamente, in teoria potrebbe essere, anche se non ho mai saputo di partigiani vivi o morti in famiglia. Mi hai messo una bella curiosità, voglio andare fino in fondo a questa faccenda.”
“Perfetto, ti do volentieri una mano, se sei d’accordo appena ho un minuto libero contatto l’ACL e poi ti so dire.” Ci lasciamo al termine del pranzo, quando Ruffini passa a prendermi, scambiandoci i numeri di cellulare, con la promessa di sentirci e rivederci presto.
Anna, è gratificante avvertire talvolta una sintonia immediata con una persona appena conosciuta, un “colpo di fulmine” senza risvolti erotici o sentimentali ma non per questo meno coinvolgente, anche se questa scintilla purtroppo si accende molto di rado.
Il viaggio di ritorno è stato veloce, a quell’ora il traffico è scarso, Ruffini era silenzioso ed ho avuto modo di riflettere sugli avvenimenti della giornata, cercando di ricordare quel che mi è stato detto sulla famiglia di mio padre. Per quanto ne so, mio bisnonno era di Brescia e dev’essere morto durante l’ultima guerra lasciando moglie e un figlio, mio nonno, ma non so che lavoro avesse fatto e come sia morto. La moglie dev’essere morta poco dopo e mi risulta che mio nonno, il loro figlio, sia venuto subito dopo la guerra qui in città. Ha studiato medicina, si è sposato con mia nonna che abitava già qui ed hanno avuto 5 figli, tra i quali mio padre. Li ricordo bene sebbene sia il nonno che la nonna siano morti quando ero ancora piccola, lui alto, moro e di carnagione scura, lei bionda con gli occhi azzurri, mi hanno dato l’impressione di essere molto uniti. Questo è tutto quel che so della famiglia di mio padre, molto poco per la verità, è veramente assurdo non sapere di più dei nostri antenati, ci aiuterebbe anche a conoscere meglio noi stessi.
Sono curiosa di sentire cosa riuscirà a scoprire Marta, se non ce la fa lei con la grinta che dimostra non ce la fa nessuno.
Comunque, appena rientrata in città faccio un rapido salto in ufficio, con Ruffini informiamo Manna della transazione con la Manifatture Xavier, lo trovo freddo e formale, meglio così, almeno non mi rompe le scatole.
Chiamo mia mamma che abita vicino a me, la informo che dopo mezz’ora passerò a prendere Luca, mi assilla con domande sui miei rapporti con Claudio, taglio corto rassicurandola che tutto va bene.
Mentre cammino verso casa mi accorgo di aver lasciato il mio solito marciapiede, sono passata più o meno consapevolmente in quello dove sosta abitualmente Milano ma questa sera non c’è, avverto con sorpresa una punta di delusione che mi sconcerta. Cosa mi sto mettendo in testa? Meglio tenere i piedi per terra!
Quando rientro a casa con Luca per fortuna Claudio è uscito, ha lasciato un biglietto dicendo che sta fuori a cena con gli amici della corsa.
La mattina dopo Milano è nel suo “ufficio” – Paola prosegue nel concitato racconto - sta trattando un paio di scarpe con una ragazza bionda, l’aiuta a provarne una, ridono entrambi mentre la sorregge, non mi vede neppure.
Questa volta non cambio marciapiede, che vada in malora lui e le sue borse! Però, Anna, cos’è questa fitta di gelosia? E l’altra sera prima di addormentarmi mi sono soffermata parecchio tempo a pensare di fare l’amore con lui, e per la verità le fantasie che ho fatto erano molto eccitanti, sarebbe un bel casino, ma non è detto che non ci provi! In fondo, si vive una volta sola e non sento assolutamente obblighi di fedeltà verso Claudio, chissà cosa combina con la scusa delle uscite con gli amici della corsa, qualche volta quando è venuto a dormire ho sentito tracce di profumo, sicuramente femminile, ma non ho mai detto nulla, almeno così mi lascia dormire in pace. Ma se poi si risapesse in giro, che figura! Porca miseria, sto iniziando a ragionare come i miei genitori!
Appena arrivata in ufficio ‘sto stronzo di Manna mi apostrofa in tono serio davanti ai colleghi: “Signora Riccardi, ho notato alcune anomalie nell’estratto conto della Banca Rastelli, questo trimestre ci sono diverse uscite per un totale di circa 15.000 Euro che non risultano nella contabilità, sa come mai?”
Sento il sangue salirmi al viso e diventare scarlatta, questo verme vuole vendicarsi, ha scelto male la giornata, sono già abbastanza nervosa per conto mio: “Non ne ho la minima idea, è lei che ha le deleghe con le banche, quando lo scopre me lo sappia dire.”
“Se avesse controllato tempestivamente gli estratti conto, come doveva, ce ne saremmo accorti subito.”
“Dottore, sapeva benissimo che non ero in grado di farlo, di comune accordo abbiamo deciso di dare priorità alla contabilità dei fornitori.”
Si allontana con aria sostenuta: “Va bene, adesso verificherò, ma se non posso fidarmi dei miei collaboratori ……“
I colleghi sogghignano sotto i baffi, sti vermi!
Per fortuna la giornata è stata allietata da una telefonata di Marta Fumagalli, m’informa di avere disposto la prima rata del pagamento. Ha già preso appuntamento con l’ACL per l’inizio della prossima settimana, incontrerà il coordinatore locale che nel frattempo raccoglierà tutte le informazioni possibili su Sebastiano Riccardi. Le accenno alle mie fantasie su uno … di Milano, ho voglia di confidarmi con qualcuno, tu e Marta siete le persone giuste, ci accordiamo con lei per sentirci a fine giornata. Potrei anche parlarne a Silvana, ma so già la sua risposta semplicistica “se l’te piase scopalo, dopo te vedarè.” Finalmente la giornata lavorativa finisce e posso chiamare Marta: “Ciao, ti disturbo?”
“No, figurati, è sempre un piacere sentirti e poi mi hai molto incuriosito, mi dicevi che hai conosciuto un milanese che ti piace?”
“Beh, veramente si chiama Milano ed è un ragazzo eritreo, laureato in medicina al suo paese ma per il momento vende borse e scarpe per strada, in attesa di trovare un posto in ospedale.”
“Bene, la cosa si fa interessante! E com’è?”
“Alto, distinto, bellissimo e dolce.”
“Però, mica male! Ma avete già fatto l’amore?”
“No, l’ho conosciuto due giorni fa, lui non sa niente delle mie fantasie.”
“Ah, un vero e proprio colpo di fulmine. Ma come posso aiutarti?”
“Non so cosa fare, e non so neanche se potrei interessargli. Però mi pare di aver capito di non essergli indifferente. Ma come la metto con mio marito? E con la gente, se si risapesse in giro … “
“Cosa, che hai un amante o un amante di colore?”
Resto silenziosa, non so cosa rispondere, anzi lo so ma mi vergogno a dirlo.
“Va bene, ho capito. In questi casi ognuno reagisce come ritiene più opportuno, ma ti potrei dire cosa farei io al tuo posto: prendi tempo, cerca di conoscerlo meglio, devi capire se questa relazione può essere per entrambi solo uno sfizio passeggero o qualcosa di veramente serio. E se ci fossero delle solide basi la questione razziale si risolverà da sola, nel senso che non ve ne importerà nulla delle chiacchiere. E poi la gente si abituerà presto a vedervi e vi accetterà, sai bene che è molto elastica nelle proprie opinioni. Se invece vuoi solo toglierti uno sfizio, scopalo e poi vedrai.” Ecco, proprio come avrebbe detto Silvana, ma io non sono il tipo da una botta e via, alla mia età ho avuto solo due esperienze!
“Marta, in pochi minuti hai colto l’essenza del problema e trovato la soluzione, per fortuna ti ho conosciuta!” Con Marta ci lasciamo con la promessa di risentirci presto. Forse ho corso un po’ troppo, in fondo ho scambiato con lui solo quattro parole, ha ragione Marta, devo conoscerlo meglio, speriamo di incontrarlo già stasera.
Anna, mi vergogno un po’ a continuare con il racconto, tu non dire niente altrimenti non ce la faccio! In effetti Milano è al suo posto, mi vede da lontano e mi saluta, mi avvicino con un po’ di batticuore - sono proprio una cretina – mi da la mano e la trattiene tra le sue. “Ciao, come stai? Stamattina ti ho vista quando eri già passata, c’era quella ragazza che non mi mollava più, per fortuna alla fine ha comprato le scarpe!”
“Si, ho visto che eri molto impegnato, non ho voluto disturbarti.”
“Figurati, non disturbi mai, anzi!”
E’ particolarmente attraente con i jeans aderenti e i primi bottoni della camicia bianca aperti, la collanina d’oro al collo, un vago profumo di tabacco. E’ veramente pazzesca la sensazione che provo, mi sento come una barca in balia della tempesta che non riesce a far altro se non cercare di assecondare le onde che vogliono sommergerla.
Mi guarda con un sorriso dolce e ironico dall’alto dei suoi due metri, mi gira la testa, sento mancare il respiro dal desiderio di baciarlo, non resisto, mi guardo attorno, vedo il portone aperto di una vecchia casa a pochi metri da noi, lo prendo per mano, lo trascino decisa nell’androne buio, lo sbatto contro il muro in un angolo, lo bacio voracemente, in quattro e quattr’otto facciamo l’amore come due furie scatenate fino a perderci in un orgasmo violento simultaneo. Per qualche istante restiamo appoggiati l’un l’altra ansimanti, improvvisamente un lampo nel cervello mi fa recuperare di colpo il senso della realtà, mi allontano da lui, senza guardarlo mi ricompongo velocemente, esco di corsa dal portone mentre sento che mi chiama: “Aspetta, dove corri, dimmi almeno il tuo nome, devo dirti una cosa …. “.
Madonna Santa, cosa mi ha preso, e se passava qualcuno? Roba da finire sui giornali. Per fortuna ho detto a Marta che avrei cercato di conoscerlo meglio prima di fare passi importanti! Dopo qualche decina di metri rallento, e se fosse malato? No, non credo, è un medico e saprà bene quel che fa, e se invece fossi rimasta incinta? Sai che gioia, con un bambino scuretto e ricciolino, cosa racconto a casa? D’aborto non se ne parla, sono assolutamente contraria, se non in casi estremi. Ma no, cosa penso, tra qualche giorno devo avere le mestruazioni. Ma come mai quest’attrazione improvvisa? M’è sembrato d’aver vissuto fino ad ora solo per incontrarlo, roba da matti!
Anna, e adesso cosa faccio? Certo che è stato bello, non ho mai sentito emozioni simili, rinunciare a provarle ancora sarebbe molto dura. D’altra parte, anche ammesso che mi voglia, mi metto con uno spiantato di colore? No, non me la sento, forse se abitassi in una grande città sarebbe diverso, ma qui no, troppe convenzioni da demolire. Tutto sommato la soluzione migliore sarebbe quella di vederlo di tanto in tanto in un motel, fare l’amore e poi tornare a fare la mogliettina irreprensibile, alla faccia dell’ipocrisia!
Comunque sia rientro a casa, saluto di fretta Claudio spiaccicato sul divano davanti alla televisione, mi chiudo in bagno sotto una doccia fredda che lentamente mi fa recuperare l’equilibrio. La mia infatuazione per Milano evidentemente è solo d’ordine sessuale, d’altra parte non lo conosco quasi neanche, non può essere d’altra natura. Però avverto con lui un’affinità che non ho mai provato per alcun altro uomo. Se nei prossimi giorni riacquisto un po’ di lucidità andrò a parlargli e vedremo cosa fare.
Le mie confuse elucubrazioni sono state interrotte dalla mamma che ha riportato a casa Luca, esco dal bagno in accappatoio, sotto lo sguardo indagatore di Claudio che mi vede stralunata. Preparo la cena, la consumiamo velocemente, metto a letto Luca, vado subito a letto anch’io con la scusa d’un forte mal di testa ma mi rigiro nel letto, non riesco a dimenticare la sensazione fantastica, anche se fugace, che ho provato. Claudio viene a letto poco dopo, tenta qualche approccio che respingo decisamente, finalmente mi addormento.
“Ecco Anna - mi dice Paola - questa è tutta la storia. Secondo te cosa devo fare?” Ragioniamo a lungo della situazione, conveniamo che la soluzione migliore consista nel lasciar passare un po’ di tempo per chiarirsi le idee. Tento nuovamente di raccontarle della mia storia con Antonio, ma è distratta, troppo presa dalle proprie vicende per occuparsi di quelle di altri.
Certo che siamo proprio ben messe, lei alle prese con un vu-cumprà come io lo sono stata fino a poco tempo fa con un barbone!
Probabilmente abbiamo in comune la curiosità per le persone in difficoltà quando intuiamo in loro delle doti inespresse. Sarebbe facile la battuta su quali tipo di doti riteniamo siano inespresse, ma lasciamo perdere! Quando ci lasciamo è ormai quasi mezzanotte.
4 - IRIS
Ma torniamo a me ed Iris, delle vicende di Paola vi racconterò più avanti. Finalmente è arrivato il 18 Giugno, giorno dell’appuntamento a Milano per l’eredità di questo misterioso Marco Berruti, chissà chi sarà stato!
Con un taxi raggiungo dalla stazione lo studio del notaio, nel cuore della città, in un solido palazzo ottocentesco della borghesia lombarda, del classico colore giallo paglierino un po’ sbiadito dal tempo. All’interno, un incantevole giardinetto con alcune piante e molti rampicanti, una panchina sotto un ulivo e la copia della statua di Afrodite con una fontanella che esce dal piedistallo.
Visto che sono in anticipo mi siedo sulla panchina, i rumori della città sono totalmente spariti, il sole è abbastanza forte senza essere fastidioso, la fontana emette un gorgoglio rilassante, da una finestra aperta esce la musica di una canzonetta che parla d’amore infelice, in questo contesto mi pare fantastica, se l’avessi sentita a Bologna avrei subito cambiato canale! Devo dire che già mi sento meglio, i problemi d’ufficio mi sembrano lontani anni luce. Porca miseria, è già passata mezz’ora e non me ne sono neanche resa conto, salgo velocemente le scale.
“Signori accomodatevi, sono il notaio Carlo Bianchi e siamo qui per leggere le disposizioni testamentarie del dr. Marco Berruti, deceduto il 9 Maggio scorso.” Lo studio del notaio incute soggezione, soffitto altissimo a cassettoni, mobili scuri simil ‘600, tappeti folti sul parquet consunto, libri legali dalle copertine scure che coprono tutta la parete alle spalle del notaio che non avrà meno di ottant’anni, e la segretaria altrettanti.
Oltre al notaio sono presenti due persone particolari, una bellissima ragazza sui 30 anni di carnagione olivastra, forse sudamericana, capelli scuri raccolti a chignon, occhi marroni/verdi di colore indefinibile, denti bianchissimi, collana di perle con fermaglio di rubino che spicca sulla pelle ambrata, vestito bianco di lino molto scollato con ampio spacco e cintura rosso brillante in vita, figura splendida, sorriso aperto e cordiale. Mi soffermo a osservarla più del necessario con un groppo allo stomaco che proprio non so spiegarmi. Si accorge del mio imbarazzo, sorride ancor più apertamente, mi da la mano, ci appoggia sopra l’altra, indugia nel lasciarla con una lieve carezza che mi da un inspiegabile turbamento. Si presenta: Elisa Berruti.
Seduto vicino a me un signore vecchissimo, capelli grigi piuttosto lunghi, occhi penetranti, naso importante, baffi un poco ricurvi, sicuramente un ex bell’uomo. E’ molto elegante, giacca Principe di Galles, scarpe inglesi, panama Borsalino e bastone dal pomo d’argento a testa di lupo. Mi guarda con un sorriso tenero che m’imbarazza un po’. Si presenta: Federico Stranieri.
Il notaio mostra segni d’impazienza e inizia a leggere: “Io dr. Carlo Bianchi, notaio in Milano, oggi 18 Giugno alle ore 11 nel mio studio di via del Gesù 99, alla presenza degli eredi Elisa Berruti, Federico Stranieri, Anna De Gritti, do lettura del testamento del dr. Marco Berruti, deceduto il 31 maggio ultimo scorso, testamento da me personalmente raccolto in data 25 Maggio:
Caro notaio Bianchi,
ho avuto una vita molto ricca, che mi ha dato fino alla fine importanti soddisfazioni. Morirò presto, ma ad oltre 90 anni si può anche farsene una ragione senza troppi problemi. Voglio ricordare nel mio testamento le persone cui sono più legato:
mia figlia Elisa, a cui lascio la casa di Milano, il 50% della villa sul lago di Como, e tutti i miei altri averi tranne quanto specificato in seguito,
Federico Stranieri, l’amico di una vita, cui lascio la mia collezione di francobolli (che mi invidia da sempre). Gli lascio anche 200.000 Euro, magari data l’età se ne farà poco, è anche più malmesso di me di salute ma è di quegli pseudo-malaticci che non muoiono mai. Non gli lascio invece la mia collezione di farfalle perché altrimenti inviterebbe troppe ragazze a vederla e gli verrebbe un colpo prima del tempo.
ad Anna De Gritti lascio il 50% della villa sul lago di Como e 300.000 Euro che le serviranno per pagare le tasse di successione ed i costi di manutenzione per alcuni anni. Per almeno 20 anni dalla data odierna sarà però obbligata a non cedere tale proprietà. Mia figlia Elisa o i suoi eventuali eredi avranno comunque il diritto di prelazione sull’acquisto, se Anna deciderà di venderla. Prima di accettare questa eredità e di decidere il da farsi, Anna sarà però tenuta a soggiornare nella casa sul lago e ad ascoltare la storia che Federico potrà raccontarle. Entro il giorno successivo alla lettura del testamento dovrà comunicare al notaio la propria decisone, pena la perdita dell’eredità che andrà in tal caso a mia figlia Elisa.
Lascio alla sensibilità dei miei eredi la decisione sul riconoscimento di una somma adeguata in beneficienza, come ho sempre fatto nel corso della mia vita, ed alle persone che mi sono state vicine in questi anni, con particolare riferimento alla nostra cara Rosetta.
In fede
Marco Berruti
Mi viene un colpo, resto annichilita, Elisa e Federico mi guardano sorridendo un po’ divertiti. Chiedo al notaio “M… Ma che rapporto ho io con questo signor Berruti?”
“Mi dispiace, non posso dirglielo, il signor Federico potrà spiegarle tutto nei prossimi giorni. Secondo le disposizioni testamentarie, invito formalmente lei, la signorina Elisa ed il sig. Federico a presentarsi nel mio ufficio domani alle 11 per formalizzare l’eredità con la sua decisione in merito alla accettazione del 50% della proprietà della villa sul lago. Se non avete impegni precedenti che vi impediscano di essere presenti, in uscita vi prego di firmare per la conferma di tale appuntamento il documento che la mia segretaria vi sottoporrà. Vi ringrazio per la vostra presenza, ma ora debbo lasciarvi perché ho un rogito da stipulare. Se volete trattenervi nel mio ufficio io mi posso trasferire nell’altro. Ci vediamo domani, molto piacere di averla conosciuta, buongiorno.”
La sorpresa mi ha scioccato, tutti questi soldi! Restiamo seduti in silenzio, Federico ed Elisa mi vedono confusa e lasciano che mi riprenda. Dovrò chiamare Claudia per spostare il treno a domani pomeriggio, dove diavolo vado a dormire, non ho neanche spazzolino da denti e biancheria di ricambio, ci sono un altro paio di riunioni importanti da spostare, ma si, che vadano al diavolo, non posso rinunciare ad un’occasione del genere e comunque non vedo l’ora di capirne di più. Per difendermi dalla situazione imbarazzante assumo un tono manageriale, un po’ sopra le righe: “Come ci organizziamo? Vorrei risolvere questa faccenda al più presto perché ho parecchio da fare, non ho portato il mio pc, dovrò noleggiarne uno e lavorare da qui.”
“Anna, non c’è problema - dice Elisa – t’impresto il mio computer, se vuoi puoi dormire nella villa sul lago, è molto bella e confortevole, c’è il collegamento Internet, Rosetta ti può preparare da mangiare, c’è anche la macchina di mio padre che puoi usare. Altrimenti se vuoi puoi dormire da me a Milano oppure ti prenotiamo un albergo.”
Come mai questa mi da del tu, però è gentile, oltre che estremamente sexy: “La villa sul lago va benissimo, ti ringrazio anche per il computer, quando ci andiamo?”
“Ragazze - dice Federico - ho i miei ritmi, non li cambio altrimenti ci lascio le penne, va benissimo la villa sul lago ma io all’una voglio pranzare e farmi un bel riposino. Se partiamo subito possiamo avvisare Rosetta di preparare il pranzo, ho già lì le cose che mi occorrono se dovrò fermarmi a dormire.”
“Va benissimo, avviso Rosetta, ho qui la macchina e il computer.”
“Va bene, se volete possiamo andare, spero che nelle vicinanze della villa ci sia qualche negozio per le cose che mi possono servire.”
Il viaggio in macchina è molto breve, io ed Elisa sediamo davanti, per guidare si alza la gonna ben sopra le ginocchia mettendo in evidenza le splendide gambe che tiene leggermente scostate l’una dall’altra, sulle quali mio malgrado lo sguardo cade spesso e …. molto volentieri. Mi accorgo con imbarazzo che Elisa l’ha notato, mi ha sorriso, ma non fa nulla per abbassare la gonna, anzi con i movimenti della vettura si alza ancora un poco. Ma che abbia gusti sessuali particolari? E non starò per caso cambiandoli anch’io?
Federico seduto dietro si appisola appena salito in macchina. Elisa inizia a parlare e non la smette più, mi descrive il lago, la villa, il giardino, la casa di Milano, tutte cose che non mi interessano o che comunque vedrò a breve. Tento di fare alcune domande su Marco, su Federico e su di lei, ma cambia subito argomento. Dopo l’uscita dall’autostrada costeggiamo il lago per alcuni chilometri, attraversiamo alcuni paesini graziosi, si susseguono ville bellissime inizio ‘900 con giardini splendidi. Giriamo in una stradina sterrata e dopo pochi metri ci fermiamo davanti ad un cancello in ferro battuto, inserito in un vecchio muro sbrecciato alto almeno due metri. Abbasso il finestrino e immediatamente entra un profumo inebriante di cipresso, ulivo e non so cos’altro ancora, mi da un senso di pace e di benessere primordiale, per la verità mi mette anche un certo appetito, cosa stranissima per le mie abitudini di pranzare con un’insalata e spesso neanche con quella.
Il cancello si apre con il telecomando e rivela una vista mozzafiato, enfatizzata dalla splendida giornata di sole. Il lago è di un azzurro intenso, leggermente increspato da una brezza fresca da nord. Il giardino degrada verso il lago con un prato su cui spiccano due grandi aiuole di rose, una bianca ed una rossa. Il muro di cinta è coperto da gelsomini, pitosfori, edere. Gruppi di cipressi ed ulivi ombreggiano alcune zone del giardino ma lasciano ampi spazi soleggiati. Nel mezzo del prato un gazebo bianco in ferro con alcune sedie, un tavolino, alcune sdraio.
Proseguo a piedi fino al lago. Sulla destra un porticciolo con una barca a remi piuttosto malconcia e uno splendido motoscafo d’epoca in legno tenuto perfettamente. Sul materassino verde a poppa, sbiadito dal sole e dal tempo, proprio nel centro, uno strano ricamo fatto con notevole abilità, anch’esso un po’ sbiadito: una corona d’alloro, simile a quella che nelle raffigurazioni ellenistiche incorona gli atleti vincitori ad Olimpia ed all’interno un cuore sanguinante trafitto da una freccia! Beh, mi dico, evviva il “sense of humor”, la metafora mi sembra evidente, qualcuno qui ha spezzato per primo il cuore della sua amata! A poppa del motoscafo leggo il nome IRIS, guarda un po’, uguale a quello della mia lontana parente, molto strano. La mia prozia, un personaggio misterioso che non ho mai capito fino in fondo, sarà perché l’ho conosciuta molto tardi e le persone cambiano nel tempo, specialmente se di mezzo c’è una guerra. L’ho sempre vista molto decisa ed autoritaria come si conviene ad una persona che ha messo in piedi un importante atelier di moda. Sorrideva abbastanza di rado, l’ho vista turbata solo un paio di volte, la prima quando facendo zapping alla televisione siamo capitate su un canale che parlava dei lager nazisti e mi ha costretta a cambiarlo subito, alzando la voce, la seconda volta quando eravamo in macchina ed alla radio trasmettevano una bella canzonetta del tempo di guerra che lei cantava spesso “Ma l’amore no”, l’ho vista asciugarsi furtivamente una lacrima.
….. PROSEGUE
[1] Secondo volume “La Via dell’Inferno”.
[2] Nel secondo volume “La Via dell’Inferno”.